SAN GIOVANNI INCARICO
altezza m. 200
abitanti 3270 circa
altezza m. 200
abitanti 3270 circa
Come
arrivare
Percorrendo l’Autostrada A1 e provenendo da Roma, si
esce al casello con l’indicazione di Ceprano. Subito vi è una rotatoria con
diverse indicazioni tra cui SS6 Casilina/San Giovanni Incarico. Al successivo e
vicinissimo bivio, a sinistra, si gira in direzione Cassino/Frosinone/SS6
Casilina. Arrivati in breve sulla statale, la si prende in direzione Cassino.
Solo dopo 2 chilometri c’è il bivio che introduce, verso destra, sulla SR82; la
segnaletica indica Itri, San Giovanni Incarico, Pico. Dopo 7 chilometri si
arriva in paese.
Arrivando da Napoli si esce al casello autostradale di Pontecorvo. Svoltando verso sinistra si raggiunge in breve la SS6 Casilina (km 2,5). Si svolta ancora a sinistra e si percorre la statale in direzione Sora/Frosinone. Dopo aver superato il centro abitato di Roccasecca Scalo si raggiunge il bivio (sulla sinistra) per San Giovanni Incarico (km 4,5). Dopo altri 9,7 km si arriva in paese.
Arrivando da Napoli si esce al casello autostradale di Pontecorvo. Svoltando verso sinistra si raggiunge in breve la SS6 Casilina (km 2,5). Si svolta ancora a sinistra e si percorre la statale in direzione Sora/Frosinone. Dopo aver superato il centro abitato di Roccasecca Scalo si raggiunge il bivio (sulla sinistra) per San Giovanni Incarico (km 4,5). Dopo altri 9,7 km si arriva in paese.
Presentazione
Il grosso torrione posto sulla sommità del centro
abitato ricorda la funzione di guardia e di difesa che il borgo ebbe sul
territorio limitrofo, sulla strada del mare verso Itri e Gaeta. Ai piedi delle
alture ai margini degli Ausoni, si erge dal piano quel tanto che basta per
avere una visuale illimitata sull’intera vallata del Liri. Sul fronte opposto, le
cime che si susseguono del gruppo di Monte Cairo e che delimitano il territorio
a mo’ di cornice creano un’immagine da cartolina. Dal torrione discendevano le
mura perimetrali munite di torri che, a tratti, ancora oggi si notano molto
bene sebbene confuse nelle facciate delle abitazioni. La parte moderna del
paese si sviluppa per intero sui lati della strada per il mare, strada che
corre adiacente ed ai piedi dell’antico centro abitato. Qui vi sono le piazze,
le attività commerciali, gli esercizi pubblici, il Municipio; qui si svolge la
vita della cittadina in tutte le sue funzioni pratiche e ricreative.
Elenco dei monumenti
- Parrocchia San Giovanni Battista
- Palazzo baronale Cayro-Santoro - dell’800
- Torre quadrangolare
- Torri di cinta inglobate in abitazioni
- Fontana borbonica - realizzata per volere di Ferdinando IV di Borbone
Altro da
visitare fuori dal centro storico
- Madonna della Guardia - prima notizia del 1043 dedicata a San Maurizio, in seguito la località divenne punto di avvistamento e la Madonna che vi fu portata divenne “della Guardia”
il Miglione - sulla via Civita/Farnese realizzata dal 1853 al 1855 per unire l’Appia con la consolare Napoli-Sora, indicava il punto in cui, passando per Arce o dirigendosi verso Itri, la distanza per Napoli era la stessa, 71 miglia e 3/7 di esso, nel tratto sangiovannese vi sono i migli 72, 73 e 74 (vedi sotto altre notizie)
- Lago di San Giovanni - bacino artificiale formatosi dalla costruzione della diga sul Fiume Liri
particolari del Palazzo
Cayro-Santoro
ingresso alla corte del Castello
Brevi cenni
di storia
Il paese iniziò la sua storia dopo il 587 a seguito della
distruzione di Fabrateria Nova da parte dei Longobardi. Gli abitanti si
rifugiarono sulle pendici del colle in posizione più sicura e maggiormente
difendibile.
All’inizio del X secolo apparteneva ad Atenolfo II Duca di
Gaeta. Quindi passò sotto Riccardo dell’Aquila. In questi secoli, tra
innumerevoli lotte ed intrighi familiari, tanti furono i passaggi di baronia da
un signore all’altro.
Nel 1376 divenne barone di San Giovanni Nicolò Spinelli. Nei
decenni successivi i suoi eredi spesso furono signori del castello, ma sempre
tra alterne vicende che spesso rispecchiavano la storia del regno. Dal 1465 i
territori di queste zone vennero assegnati ai Della Rovere; ciò in seguito al
matrimonio tra Leonardo Della Rovere e la figliastra del Re Ferdinando I. Ma nel
1503, salito al soglio pontificio, Papa Leone X della famiglia De Medici
spodestò i Della Rovere e assegnò i feudi ai De Groy.
Vista la strategica posizione, perché a guardia della strada che conduceva verso Gaeta ed il mare, San Giovanni tornò al Regio Demanio. Ma per poco perché, dal 1547, insieme ad altri feudi venne concesso alla famiglia Farnese (per volere di Ottavio, Duca di Parma e Piacenza); nel ‘700 venne a far parte degli Stati mediceo farnesiani.
Vista la strategica posizione, perché a guardia della strada che conduceva verso Gaeta ed il mare, San Giovanni tornò al Regio Demanio. Ma per poco perché, dal 1547, insieme ad altri feudi venne concesso alla famiglia Farnese (per volere di Ottavio, Duca di Parma e Piacenza); nel ‘700 venne a far parte degli Stati mediceo farnesiani.
il Municipio
antico lavatoio
Qualche notizia
Pasquale Cayro fu uomo letterato, nonché ricercatore
e politico, che tanto diede per la conoscenza del territorio locale;
numerosissime furono le sue pubblicazioni a tale riguardo. Nato a San Giovanni
nel 1733, morì nel 1817. Appartenne ad una delle nobili famiglie sangiovannesi;
il palazzo di famiglia domina, con la chiesa parrocchiale, la piazza centrale
dell’antico nucleo storico.
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Patrono del paese è San Giovanni Battista. Ma a San Giovanni forte è il
culto per la Madonna della Guardia che è pertanto considerata compatrona, cioè
anch’essa patrona.
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Strano ma vero. Nell’Ottocento a San Giovanni Incarico si
estraeva petrolio. I primi scavi iniziarono nel 1870. Nel 1871 nacque la
Società Sacchetti che, nel 1876, divenne Società Italiana delle Miniere Petrolifere
di Terra di Lavoro. L’estrazione durò una decina di anni. Nel 1914 ripresero le
ricerche e nei decenni successivi si scavarono nuovi pozzi. Nel 1949
l’attività, divenuta ormai non più redditizia, venne definitivamente sospesa.
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I Farnese (che dal XVI al XVIII secolo governarono
queste terre) erano una delle tante ricche e nobili famiglie romane che, in quell’epoca,
erano continuamente impegnate ad acquisire nuove proprietà per allargare i loro
possedimenti. Divennero duchi di Parma e Piacenza, nonché duchi di Castro. Il
Ducato di Castro era situato nell’alta Tuscia laziale, ai confini con la
Toscana; comprendeva, tra gli altri, l’antico borgo medioevale di Farnese,
luogo d’origine dell’omonima antica famiglia. Il centro storico di Farnese, su
un blocco tufaceo, mantiene intatto, ancor oggi, l’aspetto medioevale.
wwwwwwwLa strada tra Itri ed Arce venne realizzata tra il 1853 e il 1855
per unire l’antica via Appia, e quindi Gaeta, con la nuova consolare
Napoli-Sora (all’epoca era stata ultimata poco più di trent’anni prima). Venne
chiamata Civita-Farnese in quanto passava vicino il Santuario della Civita e
attraversava alcuni territori (Pico e San Giovanni Incarico) appartenuti alla
famiglia dei Farnese. A mezza strada tra questi due paesi appena citati un bel
miglio di grosse dimensioni, il “Miglione” (che ancor oggi possiamo ammirare
saldamente fissato al suolo), informava che, da quel punto esatto, per
raggiungere Napoli, proseguendo per Arce o scendendo per Itri, si copriva la
stessa identica distanza: vale a dire 71 miglia e 3/7 di esso. Altri due
miglioni sono tuttora posti sulle opposte estremità della strada e ne indicano
rispettivamente l’inizio e la fine: uno è collocato al centro di Itri,
sull’incrocio con l’Appia, l’altro sul territorio arcese, nel punto dove la
strada si interseca con l’attuale Casilina tra Ceprano ed Arce. Tanti sono i
migli che sono rimasti lì dove vennero collocati e ognuno riporta inciso il
numero della distanza che li separava da Napoli.
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