CERVARO
altezza m. 250
abitanti 8100 circa
altezza m. 250
abitanti 8100 circa
Come
arrivare
Percorrendo l’Autostrada A1, si esce al casello con
l’indicazione di Cassino. Si prende la SR630 Cassino/Formia (naturalmente in
direzione Cassino). Dopo 4,6 km si esce in direzione Cassino
centro/Isernia/Napoli/Cervaro e ci si immette direttamente sulla SS6 Casilina.
Poco più di 3 km e si è al bivio di Cervaro che da qui dista altri 3 km.
Giungendo da Napoli si esce invece al casello di San Vittore. In breve si raggiunge la SS6 Casilina dove si svolta verso sinistra (Cervaro è segnalato). Dopo qualche chilometro si arriva allo stesso bivio indicato nel percorso precedente proveniente da Cassino (vedi sopra). Dal casello al centro del paese in tutto sono 10 chilometri.
Giungendo da Napoli si esce invece al casello di San Vittore. In breve si raggiunge la SS6 Casilina dove si svolta verso sinistra (Cervaro è segnalato). Dopo qualche chilometro si arriva allo stesso bivio indicato nel percorso precedente proveniente da Cassino (vedi sopra). Dal casello al centro del paese in tutto sono 10 chilometri.
Presentazione
L’ampia Piazza Casaburi è il centro nevralgico
cittadino. Punto d’incrocio di tutte le arterie stradali che qui arrivano e da
qui ripartono per i paesi e i luoghi circostanti. Resa elegante da una bella
fontana centrale (Fontana delle Quattro Stagioni) è ulteriormente abbellita dai
verdeggianti giardini della villa comunale che su di essa si affacciano.
Prospicienti sono anche i principali palazzi pubblici quali il Municipio e la
Chiesa dell’Annunziata.
Inutile sottolineare che la piazza è il luogo ove la
cittadinanza svolge le consuete attività socio/ricreative. Incamminandosi su
Via Cervi, in breve, si raggiunge il monumento di maggior pregio:
l’antichissima Chiesa Madre, dedicata a Santa Maria Maggiore.
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Il paese sorge ai piedi delle ultime propaggini delle
Mainarde, che altro non sono che la prosecuzione dei Monti della Meta. Coloro che
amano la natura ed in particolare la montagna, partendo da Piazza Casaburi
(naturalmente), possono incamminarsi sulla strada (molto panoramica) che porta
ai paesi montani di Viticuso ed Acquafondata. Giunti in corrispondenza della
Forcella di Cervaro (m. 1053), possono parcheggiare ed incamminarsi lungo le
spoglie creste dei monti circostanti. In breve si raggiunge il Parco Eolico
ove, percorrendo una comoda strada brecciata, si può tranquillamente
passeggiare sotto le enormi pale volteggianti: sicuramente una gradevole
sensazione. Tra l’altro si può godere del panorama sul cassinate e sull’alta
Campania. Elenco dei monumenti
- Chiesa Santa Maria Maggiore - origini dell’VIII secolo, scalinata monumentale, altare ligneo
- Chiesa dell’Annunziata - sulla piazza principale
- Chiesa San Paolo - primi documenti del 1198, ristrutturata nel ‘400, ammodernata i primi anni del 2000
- scarsissimi ruderi del castello
- Fontana delle Quattro Stagioni - del 1909, in Piazza Casaburi
- Fontana Fadoni - del 1825, adiacente la Villa Comunale
- Fontana della Forma - i mascheroni sono del 1692 il resto del 1962, in Piazza San Paolo
- Fontana del giubileio - dell’anno 2000
Altro da
visitare fuori dal centro storico
- Santuario Santa Maria de Piternis - consacrato nel 1408, all’interno affreschi del XV e XVI secolo
- ruderi del castello di Monte Trocchio
Brevi cenni
di storia
Castrum Cerbarii, l’attuale Cervaro, sorse sulle
pendici del Monte Aquilone. Presumibilmente le prime fortificazioni vennero
realizzate nel corso del IX secolo dagli abitanti della pianura che, in
quell’epoca, si riparavano sulle alture per sfuggire alle invasioni saracene.
Nell’arco della sua storia appartenne sempre al vicino monastero benedettino di
Montecassino anche se, nel corso dei secoli ed in particolare nel 1130, nel
1137 e nel 1421, tentò invano di conquistare l’autonomia distaccandosi da esso.
La dipendenza durò fino al 1806 quando si ebbe l’abolizione del regime
feudatario.
Di fronte, in territorio altamente strategico, sorgeva la fortezza di Monte Trocchio a cui Cervaro era particolarmente legata. Le prime notizie documentate risalgono ad un atto di Papa Vittore II (1055-1057) in cui veniva confermata l’appartenenza del sito al monastero di Montecassino. Tale castello controllava il passaggio tra le terre di San Benedetto e i territori del Meridione. Nel 1601, a seguito di una grave pestilenza, gli abitanti lasciarono Monte Trocchio per trasferirsi nella vicina e più comoda Cerbarium (Cervaro).
Di fronte, in territorio altamente strategico, sorgeva la fortezza di Monte Trocchio a cui Cervaro era particolarmente legata. Le prime notizie documentate risalgono ad un atto di Papa Vittore II (1055-1057) in cui veniva confermata l’appartenenza del sito al monastero di Montecassino. Tale castello controllava il passaggio tra le terre di San Benedetto e i territori del Meridione. Nel 1601, a seguito di una grave pestilenza, gli abitanti lasciarono Monte Trocchio per trasferirsi nella vicina e più comoda Cerbarium (Cervaro).
scalinata e campanile della Chiesa Santa Maria Maggiore
Qualche notizia
Monte Aquilone è la montagna che si erge alta alle spalle di
Cervaro. Completamente soleggiata, sin dall’antichità è stata caratterizzata
dalla presenza di migliaia e migliaia di alberi di ulivo che su queste
propaggini hanno trovato il loro habitat naturale producendo un olio di alta
qualità. L’antica “Liciniana” è stata oggi sostituita dalle più moderne varietà
del “Leccino” e del “Moraiolo”.
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La leggenda narra che il toponimo Cervaro deriva da
un cervo che era solito pascolare sul Monte Pesculum, il luogo dove nei secoli
si svilupparono l’antica acropoli e successivamente il castello. A dar seguito
alla narrazione, il cervo è oggi rappresentato nello stemma comunale.
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Una curiosità sul dialetto locale. Dopo le
devastazioni dei Saraceni avvenute nell’883, molte terre del cassinate rimasero
spopolate ed incolte. I monaci di Montecassino, sfruttando il legame con il
convento benedettino di Calena, vicino Peschici (sul Gargano in Puglia),
pensarono bene di favorire l’arrivo di famiglie pugliesi capaci di coltivare ad
uliveto quei terreni rimasti abbandonati. Questo miscuglio di popoli diede vita
ad un particolare dialetto che ancora oggi si evidenzia.
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