16 marzo, 2022

 

CASSINO
altezza m. 40
abitanti 36.570 circa

            Come arrivare
Percorrendo l’Autostrada A1, si esce al casello con l’indicazione di Cassino. Seguendo la segnaletica, dopo pochi chilometri si arriva al centro della cittadina.

            Presentazione
Visitare Cassino ai giorni d’oggi significa visitare una città moderna, con tutti edifici realizzati dal dopoguerra in poi. Le due arterie principali, che tagliano la città da est ad ovest, appaiono ricche di attività commerciali, uffici pubblici, portici affollati di gente in continuo movimento. Sono proprio i Portici a caratterizzare Piazza Labriola, da sempre considerata il centro della città.

Situata tra le due anzidette strade principali, vede affacciarsi su di essa il grosso edificio del Palazzo di Giustizia. Sulla vicina Piazza De Gasperi (vi prospetta il Municipio), i monumenti e i residuati bellici tengono vivo nella memoria il ricordo delle atrocità che questa Città Martire dovette subire durante l’ultimo conflitto mondiale.
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Durante l’ultimo conflitto mondiale Cassino fu completamente rasa al suolo! Al cessare dei bombardamenti altro non rimase che un cumulo di macerie. Ci vollero anni di immensi sacrifici per ritirare su il tessuto urbano e ricreare la cittadina che è quella che oggi vediamo. Naturalmente (in prim’ordine le vittime civili e militari) tutto andò perso, anche il grande patrimonio monumentale/artistico/architettonico. La stessa Abbazia che dall’alto sembra proteggere la città, dovette essere ricostruita quasi per intero. Da tanto scempio si salvò l’Area Archeologica, ammirevole per la quantità di monumenti plurimillenari che custodisce. Purtroppo sembra essere messa lì appartata, quasi isolata e silenziosa. Meriterebbe tanta attenzione in più da parte dei turisti e dei visitatori alla ricerca delle eccellenze del territorio.

            Elenco dei monumenti

  • Chiesa Madre Parrocchia Santa Maria Assunta - ricostruita negli anni 1972-77 sull’area ove sorgeva la Chiesa di Santa Maria delle Cinque Torri (del ‘700 ma cappella originaria dell’VIII secolo) distrutta dai bombardamenti, stessa sorte toccò alla possente torre campanaria di stile romanico

  • Chiesa Sant’Antonio - distrutta dai bombardamenti, ricostruita nel dopoguerra nello stesso precedente stile barocco, consacrata nel 1947 (originaria del ‘400, rifatta nel ‘600)

  • Chiesa San Giovanni - ricostruita nel dopoguerra

  • Palagio Badiale - ricostruito nel dopoguerra, sede della Curtis Major, vi risiedeva il vicario dell’abate che amministrava la Terra di San Benedetto

  • Palazzo Barone De Rosa - inizio ‘800, unico salvato dalla distruzione della guerra

  • Edificio INA-Casa - moderna costruzione espressione del “Razionalismo italiano”
  • Area archeologica: Anfiteatro romano (I sec. d.C.), Teatro Romano (età augustea 27 a.C.-14 d.C.), Mausoleo Ummidia Quadratilla (tra I sec. a.C. e II sec. d.C.), Porta Capuana, via Latina,  mura megalitiche, Museo ricco di reperti dell’epoca

  • Museo dell’Historiale - inaugurato nel 2006, a ricordo dei tragici eventi che hanno colpito la città durante la Seconda Guerra Mondiale

Altro da visitare fuori dal centro storico

  • Rocca Janula - X secolo, voluta dall’abate Aligerno, ricostruita inizio anni 2000

  • Abbazia di Montecassino - completamente ricostruita dopo la Seconda Guerra Mondiale

  • Cimiteri di guerra: Polacco (nelle vicinanze dell’Abbazia), Inglese (sulla strada verso la frazione   Sant’Angelo), Tedesco (nella frazione di Caira)

            Brevi cenni di storia
Città florida in epoca romana. Attraversata dalla via Latina, fu prima colonia, poi prefettura e quindi municipio. Ma la fine dell’Impero favorì le invasioni barbariche che portarono saccheggi e distruzioni; i Longobardi di Zotone nel 577 la rasero al suolo. Venne quindi ricostruito un nuovo villaggio che prese il nome dalla chiesa presente in quei luoghi: Castellum Sancti Petri.
Il Monastero di Montecassino, anch’esso distrutto da Zotone, venne ricostruito nel 718 per volere dell’Abate Petronace. In questo periodo crebbe l’importanza dell’abbazia; gli abati moltiplicarono il loro potere sul territorio circostante. Nel 744, da una donazione del Duca di Benevento Gisulfo II, fu istituita la Terra Sancti Benedicti; un ampio territorio ai piedi dell’abbazia che per secoli fu governato e amministrato dagli abati benedettini, spesso in lotta con i signori feudali confinanti.
Nell’883 la città, con l’arrivo dei Saraceni, conobbe nuove distruzioni. Sul finire del X secolo, per una maggior difesa, si sentì la necessità di realizzare una rocca sicura, rialzata, fortificata: la Rocca Janula. Andava prendendo piede il fenomeno dell’incastellamento che coinvolse tutti i territori della regione.
Nei secoli a venire, San Germano, come ora si chiamava, conobbe importanti fatti storici (tra gli altri, l’Imperatore Federico II e il Papa Gregorio IX, nel 1230, vi firmarono un trattato di pace). Sempre appartenente ai ducati, principati o regni dell’Italia meridionale ebbe, per via dell’abbazia, sempre contatti con il papato.
Il 23 maggio 1863 alla città fu ridato l’originario nome, italianizzato, di Cassino.

monumento di guerra

            Qualche notizia
15 febbraio 1944, 15 marzo 1944: due date tragicamente nefaste per i cassinesi, ma non solo, anche per l’intera umanità. Segnano la distruzione completa prima del monastero benedettino, culla di cultura nei secoli più bui del medioevo, poi del centro abitato, dove ogni traccia dei secoli passati venne completamente cancellata. Si salvò miracolosamente l’area archeologica di epoca romana, evidentemente leggermente decentrata rispetto il centro.
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I fiumi in genere nascono in montagna tra vallate e altopiani. Il Gari no; il Gari nasce nel centro della città di Cassino. Alle pendici di Montecassino, sgorga con le sue acque nel pieno della Villa Comunale rendendo il luogo particolarmente verdeggiante ed ameno.

Più avanti, all’incirca nella zona delle Terme Varroniane, si unisce con il Rapido (anch’esso ricco di acque). Quindi, in territorio di Sant’Apollinare, confluisce con il Liri dando origine al più famoso Fiume Garigliano.
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Sulle rovine dell’acropoli dell’antica “Casinum”, nel 529 d.C. San Benedetto da Norcia fondò quella che diventerà una delle più famose abbazie al mondo. Nel corso dei secoli il monastero subì ben quattro distruzioni: nel 577 ad opera dei Longobardi, nell’883 per mano dei Saraceni, nel 1349 a causa di un forte terremoto e in epoca recente, nel 1944, per i bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale.
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Dopo la distruzione dell’abbazia avvenuta nel 577 trascorse un lungo periodo prima che questa venisse ricostruita; ciò avvenne grazie all’impegno di Petronace da Brescia che nel 718 iniziò i lavori di ricostruzione ricevendo aiuti da signori locali, dal vicino monastero di San Vincenzo al Volturno e dal duca di Benevento. Quando giunse sulla sommità del monte trovò solo rovine ed alcuni eremiti che vivevano tra le macerie. Da sempre Petronace, che divenne abate, è considerato il secondo fondatore di Montecassino.
Ma nell’883 giunsero i Saraceni a recare distruzioni e a rendere il luogo nuovamente desolato; nel 949 vi fu la nuova ricostruzione, stavolta per iniziativa di Papa Agapito II. Le altre ricostruzioni avvenute nei secoli si ebbero dopo il terremoto del 1349 e dopo l’ultimo conflitto bellico (lavori svolti dal 1945 al l956).
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Dopo il Mille Montecassino annovera un’altra ricostruzione non dovuta stavolta ad eventi nefasti. Infatti l’Abate Desiderio (tra gli abati di maggior rilievo, divenuto successivamente papa con il nome di Vittore III) tra il 1066 e il 1071 fece realizzare una nuova costruzione che rendeva l’idea della grandezza e dell’importanza raggiunta dal cenobio. Fu quest'ultima opera che subì i gravi danni dal terremoto del 1349; venne in seguito ricostruita e i rimaneggiamenti del seicento e del settecento la trasformarono in stile barocco. Stile che ancora oggi possiamo ammirare in quanto dopo i bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale l’abbazia venne rifatta rispettando il principio “ubi erat uti erat” (dove era come era).
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La città di Cassino è gemellata con una decina di cittadine, sia europee che di continenti diversi. Qui ci piace ricordare il gemellaggio con la vicina realtà abruzzese di Ortona. E’ una unione ricca di significati e di memorie. Le due cittadine rappresentavano i cardini di quella che durante l’ultima guerra fu la famigerata “Linea Gustav”; in quei drammatici giorni un filo invisibile le legò nelle sofferenze e nelle distruzioni.

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