ALVITO
altezza m. 475
abitanti 2600 circa
altezza m. 475
abitanti 2600 circa
Come
arrivare
Percorrendo la superstrada Cassino-Sora, all’altezza del
km 56, si prende l’uscita con l’indicazione Alvito e si segue la segnaletica
locale.
Presentazione
Il paese si presenta poco sollevato dalla sottostante
ampia Valle di Comino e dalla pianura si possono ammirare i bei palazzi
signorili (‘600-‘800) affacciarsi sui due corsi principali, Corso Gallio e
Corso Castrucci. Sul pendio del colle, più in alto, si osserva la frazione
Peschio; ancora più in alto, sulla cima del colle (Monte Albeto), la frazione
Castello che con la sua antica fortezza, ancora quasi integra in molte sue
parti (specialmente esterne) domina il circostante territorio.
Il centro del paese è accentrato prevalentemente su Corso Gallio
Il centro del paese è accentrato prevalentemente su Corso Gallio
con l’ampio e panoramico belvedere sulla verdissima vallata del Comino e con l’antico Palazzo Ducale, oggi sede degli uffici comunali. Ed inoltre con i prospicenti Palazzi Sipari e Graziani che chiudono l’elegante corso in prossimità della Porta Iacobelli.
Elenco dei monumenti
- Palazzo Ducale - detto anche Palazzo Gallio, edificato dal 1596 al 1633 su iniziativa del Cardinale Tolomeo Gallio; anticipato da un porticato (1688) chiamato “Le Logge”. Nell’atrio vi sono, di epoca romana, un cippo funerario e due statue acefale di persona con toga e di leone. Tra le sale si ricordano quelle del Consiglio (antica Galleria, riccamente decorata con opere che vanno dal ‘500 al ‘700), del Teatrino di Corte (ex Sala del Trono) e la Camera del Duca
- Palazzo Sipari - eretto nel 1858 in occasione del matrimonio tra Carmelo Sipari, che fu sindaco sia di Alvito che di Pescasseroli, e la marchesa di Torano Cristina Cappelli; nel piano più in alto vi erano i saloni da ballo
- Palazzo Graziani - eretto nel 1841, prospiciente il Palazzo Graziani chiude Corso Gallio
- Palazzo Castrucci - XVI-XVII secolo, la facciata attuale è ottocentesca
- Palazzo Lepore - di fine ‘800, con ambiente sopraelevato su via Castrucci
- altri palazzi nobiliari col nome delle famiglie di appartenenza:Rosati, Santoro, Ferrante, Masetti, Elvino/Panicali, Zeppa, Monaco
- Chiesa San Simeone - Parrocchia della parte bassa dell’abitato, costruita ad unica navata nel ‘500, nel ‘700 venne restaurata in stile barocco, negli anni ’30 del ‘900 venne realizzata la cupola, il campanile era una delle torri della cinta muraria medioevale. All’interno: tele di scuola napoletana del XVIII secolo, soffitto ligneo del 1721, pala dell’altare maggiore del XV-XVI secolo, coro per 12 canonici del 1760, pulpito dell’800 con sottostante confessionale
- Chiesa Nuova San Giovanni Battista - Parrocchia della parte alta, riedificata nel 1929-30
- Chiesa della Nunziata o del Crocifisso - XVI secolo
- Chiesa Santa Teresa - XVII secolo, a pianta ottagonale, adiacente monastero delle Teresiane
- Chiesa San Giovanni Evangelista - nel 1078 già esisteva, rifatta nel 1682
- Chiesa Santa Maria in Porta Coeli - prima metà del XVII secolo
- Arco Gallio oppure Porta Iacobelli - del 1666
- Porta Vado Grande - detta anche Porta del Mercato Vecchio
Altro da
visitare fuori dal centro storico
Frazione Castello:
- Castello Cantelmo - edificato verso la fine dell’XI secolo, distrutto dal terremoto del 1349, ricostruito da Rostaino Cantelmo già a partire dall’anno successivo
- Chiesa Santa Maria Assunta - prima costruzione XI secolo, l’attuale è del 1800
- Chiesa Santa Maria in Porta Coeli - costruita dopo il 1632 su preesistente edificio
- Porta del Lago
Frazione Peschio:
- Chiesa Santissima Trinità - del XII secolo, coeva all’abitato, sulla vecchia via per il castello
- Palazzo Panicali - del ‘600, portone bugnato a punta di diamante unico nella Valle di Comino
altro
- ex Chiesa ed ex Convento San Nicola - del 1516, ristrutturato ed ampliato nel 1720
- resti mura di cinta - scendono su entrambi i lati dal castello ai sottostanti centri abitati di Peschio e Alvito centro
- Fossa Maiura - dolina carsica
Brevi cenni
di storia
Nel territorio di Alvito esisteva la cella benedettina di
Civita di Sant’Urbano. Le invasioni dei Saraceni sul finire del IX secolo la
devastarono dando inizio ad un veloce decadimento e segnandone inesorabilmente
le sorti.
Alvito nacque come conseguenza; cresceva infatti sull’intera
regione la necessità di erigere centri fortificati capaci di difendere i
signori feudali e le popolazioni locali da attacchi di bande dedite alle
depredazioni e alle devastazioni dei territori indifesi. La nascita del paese è
documentata nell’anno 1096. Il luogo, ai piedi del Monte Albeto (Mons Albetum),
diede origine al suo nome.
Nel corso del XIII secolo il castello fu governato dai De
Aquino; in seguito, sul finire del XIV, dai Cantelmo. E fu in quel periodo che
Alvito divenne Contea; la prima testimonianza di ciò risale al 1404 quando in un
documento si legge di Giacomo Cantelmo, Conte di Alvito e di Popoli.
Dal 1507 al 1515 la contea appartenne al condottiero Pietro
Navarro; nello stesso anno passò direttamente al Viceré di Napoli Raimondo Folch
de Cardona e rimase alla sua famiglia (che mal governò sul territorio) fino al
1592 quando fu acquistata da Matteo di Capua che, tuttavia, la mantenne per
brevissimo periodo.
Infatti dal 1595, per volere del Cardinale Tolomeo Gallio, passò all’omonima famiglia. Il governo della famiglia Gallio, originaria di Cernobbio, durò incessantemente fino al 1795. Nel 1606 la Contea acquisì il titolo di Ducato. In questo lungo periodo al ducato appartenne gran parte del territorio della Valle di Comino con quasi tutti i paesi (Vicalvi, San Donato, Settefrati, Picinisco, Atina, Gallinaro, Posta e Campoli). Dal 1614 i Gallio iniziarono ad amministrare il possedimento dal Ducato di Como, loro terra d’origine. Sicuramente il borgo, sotto il governo della famiglia lombarda, attraversò un periodo di evoluzione e di sviluppo che ebbe riflessi positivi in ambito economico, culturale ed architettonico.
Infatti dal 1595, per volere del Cardinale Tolomeo Gallio, passò all’omonima famiglia. Il governo della famiglia Gallio, originaria di Cernobbio, durò incessantemente fino al 1795. Nel 1606 la Contea acquisì il titolo di Ducato. In questo lungo periodo al ducato appartenne gran parte del territorio della Valle di Comino con quasi tutti i paesi (Vicalvi, San Donato, Settefrati, Picinisco, Atina, Gallinaro, Posta e Campoli). Dal 1614 i Gallio iniziarono ad amministrare il possedimento dal Ducato di Como, loro terra d’origine. Sicuramente il borgo, sotto il governo della famiglia lombarda, attraversò un periodo di evoluzione e di sviluppo che ebbe riflessi positivi in ambito economico, culturale ed architettonico.
il centro
Qualche notizia
La famiglia Sipari caratterizzò la vita cittadina di
questo borgo nel corso dell’Ottocento. Proveniente dalla non lontana
Pescasseroli, durante questo secolo fu proprietaria del gregge transumante più
numeroso dell’intero Regno di Napoli con oltre 15.000 ovini. Dei membri della
famiglia diversi occuparono cariche di prestigio, anche a livello nazionale.
Tra questi si ricorda Erminio Sipari (nato ad Alvito il 1860) che fu il primo
presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo (ufficialmente istituito l’11 gennaio
1923 ma già costituito il 25 novembre 1921 con direttivo provvisorio). Il
Sipari, precursore dei tempi, fu un fervido sostenitore della difesa e della tutela
dell’ambiente e in tal senso si adoperò per lo sviluppo del Parco, secondo in
Italia, per istituzione, solo al Parco Nazionale del Gran Paradiso.
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Ad Alvito è viva la tradizione del torrone. Già nel
Settecento si produceva un torrone morbido con una pasta di mandorle, candidi e
glassa bianca. Nel Novecento i prodotti si sono moltiplicati e si è passati
soprattutto al torroncino. Tuttavia la base di pasta di mandorle con zucchero
ed acqua è rimasta; le varianti si presentano al latte, al caffè, alla nocciola
oppure ricoperte da cioccolato fondente.
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La Parrocchia San Giovanni Battista, riedificata nel
1929-30, fu la prima costruzione in cemento armato di Alvito.
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Nell’800, il Palazzo Ducale, a seguito della
Restaurazione, rimase ad un erede della famiglia Gallio: Carlo Pignatelli, Duca
di Montecalvo. Nel 1839 gli venne espropriato e messo all’asta presso il
Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Fu così che ventuno generosi alvitani
acquistarono il palazzo, al prezzo di 6402 ducati, e lo donarono alla comunità.
In esso vennero istituite le sedi dell’amministrazione civile e giudiziaria.
Lungo lo scalone che conduce ai piani superiori, una epigrafe ricorda tale
evento.
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