20 marzo, 2022

 

I comuni della
Provincia di Frosinone
i numeri complessivi dell’intera provincia
abitanti 487.500 circa     superficie 3.247 km2     comuni 91

la Cattedrale di Frosinone

La Provincia di Frosinone venne istituita a seguito di Regio Decreto n. 1 del 2 gennaio1927. Dell’istituzione si era già deliberato nel Consiglio dei Ministri del 6 dicembre 1926. Dell’attuale sede provinciale i lavori iniziarono il 28 ottobre 1930 e terminarono nel corso del 1933.

 

19 marzo, 2022


ACQUAFONDATA
altezza m. 926
abitanti 260 circa 

            Come arrivare
Si deve percorrere la Statale Casilina nel tratto a sud di Cassino. Dall’autostrada vi si arriva prendendo l’uscita di Cassino o di San Vittore, a seconda che si arrivi da Roma o da Napoli. Sulla Casilina bisogna giungere al bivio di Cervaro e salire per questo paese (km 3,5). Arrivati nella piazza centrale si seguono le indicazioni per Viticuso e si prosegue per strada di montagna. Dopo ben 13 chilometri di salita (molto panoramica) si arriva alla Forcella di Cervaro a quota 1053! Si continua tra sali e scendi e dopo aver superato il paese di Viticuso si giunge ad Acquafondata (km 7,5 dalla forcella).

In alternativa, da Cassino si può raggiungere Sant’Elia Fiumerapido; si prosegue quindi per Vallerotonda da dove si sale per Acquafondata.

            Presentazione
Arrivando dalla vicina Viticuso, Acquafondata appare ergersi a forma quasi conica su uno sperone roccioso; sulla sommità dell’abitato la punta del tetto del campanile pone maggiormente in risalto l’affusolata forma che si spinge verso l’alto. Le vecchie facciate delle abitazioni, alcune rifatte altre da risistemare, sono la testimonianza palese di un antico borgo di montagna, di costruzioni semplici, addossate l’un l’altra, divise da stretti e ripidi vicoli che scendono a valle.

A valle dove un tempo si lavoravano i pochi terreni coltivabili ma, soprattutto, si portavano al pascolo le greggi e le mandrie che garantivano la sussistenza degli abitanti.
Un paese così, lontano dal mondo moderno e frenetico, adeguatamente risistemato (a regola d’arte naturalmente), offrirebbe al turismo meno tradizionale, alla ricerca di semplicità e di tranquillità, un luogo ideale ed apprezzato per vivere a contatto con la natura e nel più assoluto relax.

            Elenco dei monumenti

  • Chiesa San Giovanni Battista - inizio XI secolo, primo documento è del 1182, altare maggiore in marmo policromo del ‘700

  • Chiesetta San Rocco - del 1692

  • Palazzo baronale
  • vecchie mura del castello inglobate nelle abitazioni
  • La Porta - antica porta di accesso alle mura, situata sull’omonima piazzetta

  • casa ove pernottò Umberto I di Savoia futuro Re d’Italia

  • Lavatoio - di inizio ‘900

Altro da visitare fuori dal centro storico

  • Frazione di Casalcassinese - 70 abitanti, con Chiesa Sant’Antonio di Padova
  • Santuario Madonna del Carmine - del 1841, sulla strada provinciale, Passo delle Serre
  • Chiesa Santa Maria in Centumcellis - risalente all’Alto Medioevo, sulla via per Casalcassinese
  • passeggiate escursionistiche in ambiente montano

            Brevi cenni di storia
Furono i Conti di Venafro a realizzare le prime opere fortificate nella località che già precedentemente era denominata Acquafondata; ciò avvenne intorno al 1019. Nel contempo gli abati di Montecassino rivendicavano il possesso del territorio in seguito ad un’antica donazione del 744 fatta dal longobardo Gisulfo II Duca di Benevento. Questo portò alla distruzione della primitiva opera da parte dell’esercito normanno accorso in aiuto dell’Abate Atenolfo (1011-1022). Ma gli stessi Conti di Venafro ricostruirono il castello che solo successivamente cedettero definitivamente al Monastero di Montecassino; correva l’anno 1089. Nei secoli successivi, quasi sempre sotto le dipendenze dell’Abbazia, i monaci disboscarono le terre ed iniziarono a coltivarle favorendo il popolamento del borgo, grazie anche alla venuta di contadini provenienti dalla Marsica e dal Molise. Nel 1460 vi fu la parentesi dell’occupazione da parte del Conte di Trivento.
Solo nel 1806, con l’abolizione del sistema feudatario, ebbe termine l’appartenenza al monastero benedettino e si passò sotto il controllo diretto dell’autorità regia del Regno di Napoli. In questo periodo Acquafondata venne unita, a costituire un’unica unità amministrativa, con i limitrofi borghi di Viticuso e Casalcassinese. Il paese tornerà autonomo solo nel 1902.
Durante il secondo conflitto mondiale venne a trovarsi sulla Linea Gustav. La liberazione, da parte delle truppe francesi, giunse il 12 gennaio 1944.

il Municipio

            Qualche notizia
Acquafondata è nota per il suo Festival della Zampogna. Nato nel 1961, raggiunse il suo apice nell’edizione del 1986 quando nel piccolo borgo giunsero oltre cinquecento musicisti e l’evento divenne di fama internazionale. Oggi in paese esiste anche la Casa della Zampogna, una struttura pubblica dove gli zampognari possono riunirsi ed esibirsi.
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Il fertile fondovalle che circonda il centro abitato un tempo era un lago paludoso. Esso venne prosciugato grazie alla realizzazione di un traforo che rese possibile lo scolo delle acque. L’opera ebbe inizio nel 1882 e terminò nel 1901. Tutto ciò è legato a un fatto storico. Quando il Re d’Italia Umberto I e la Regina Margherita di Savoia, in viaggio da Roma verso Caserta, fecero sosta a Roccasecca, in segno di riverenza molti comuni della zona intervennero con i loro sindaci e le loro bande. Quella di Acquafondata fu talmente apprezzata (musicò la Marcia Reale) dalla coppia reale che al sindaco del paese fu chiesto di cosa avesse bisogno; e questo, per tutta risposta, sollevò il grave problema degli acquitrini paludosi che circondavano il borgo rendendo l’aria malsana ed insalubre.
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Umberto di Savoia, Principe di Piemonte (ultimo Re d’Italia dal 9 maggio al 18 giugno 1946), pernottò ad Acquafondata in due occasioni: il 4 marzo 1944, in visita alle truppe del Corpo Italiano di Liberazione, e il successivo 4 maggio, in visita alle truppe Polacche del II Corpo d’Armata. Queste ultime, comandate dal generale Wladyslaw Anders, ebbero il merito di sfondare la Linea Gustav alle spalle di Montecassino sulla mitica Quota 593, divenuta tragicamente famosa per la cruenta lotta ove, lottando palmo a palmo, si sterminarono a vicenda, tra atroci sofferenze, tedeschi e polacchi.
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Il 05 marzo 1944 le truppe francesi, impegnate in prima linea contro l’esercito tedesco, vennero visitate dal Generale Charles De Gaulle che, per l’occasione, sostò ad Acquafondata. De Gaulle, dopo la guerra, ricoprì importanti cariche politiche fino a diventare, nel 1959, presidente della repubblica francese.
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Il fenomeno dell’emigrazione tra questi monti ha raggiunto livelli elevatissimi. Ad inizio ‘900 gli abitanti di Acquafondata erano quasi 1700, oggi meno di trecento. In quel periodo i paesi maggiormente raggiunti furono Filadelfia (Stati Uniti) e Lione (Francia). Nel secondo dopoguerra tanta gente, oltre che l’estero, ha raggiunto Roma ed il Nord Italia.
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Oltre alle classiche patate e fagioli, un particolare prodotto tipico del luogo è costituito dai tanni. Un prodotto poco comune e non commercializzato. E’ un ortaggio invernale; praticamente sono le piccole spighe che crescono su una varietà di zucchine. Sapientemente preparati e cotti, i tanni sono una pietanza povera, semplice, ma molto gustosa.

 

ACUTO
altezza m. 724
abitanti 1880 circa

            Come arrivare
In autostrada A1 si esce al casello di Anagni. Si svolta a destra sulla SR155/Raccordo in direzione Anagni/Fiuggi. Dopo 12,5 km si arriva al bivio per Acuto, sulla sinistra. Per il paese si devono percorrere altri 3,5 km

            Presentazione
Visto dalla Piana del Sacco, Acuto si scorge appena, lontanissimo e alto sulla dorsale del monte che fiancheggia la cittadina di Fiuggi. Al contrario, dal paese (724 metri d’altezza) si può ammirare tutta la vallata che scorre allungata dai Castelli Romani fino alla Valle del Liri. Nonostante l’altezza, l’abitato presenta una conformazione allungata con pendenza leggera. La parte più antica la si può visitare oltrepassando un monumentale arco che taglia il corso principale fiancheggiato, al di qua dell’arco stesso, da costruzioni relativamente più recenti.

Nel piccolo antico borgo non si osservano costruzioni di mole e pregio particolare, ma i vicoli, i portali, i sottopassi, le torri della rocca inglobate e in parte mimetizzate nelle abitazioni, il notevole panorama che si gode nei punti aperti, garantiscono una visita suggestiva e gradita.
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Se si vuole trascorrere del tempo rilassandosi e godendosi un gran panorama, sul viale d’ingresso del paese, lungo la strada principale, è stato realizzato un lungo e largo marciapiedi terrazzato con panchine ombreggiate da un’alberata di platani: da provare!

            Elenco dei monumenti

  • Collegiata Santa Maria Assunta - l’origine è dell’XI secolo, primo documento è del 1290, nei secoli subì varie trasformazioni, le più significative nel ‘700 e nell’800, interni ricchi di decorazioni in stucco, curioso bassorilievo raffigurante un’aquila simbolo della monarchia che attacca un corvo simbolo del clero

  • Chiesa SS. Annunziata - restaurata nel 1990

  • Chiesa San Pietro - alcune parti risalgono al XIII secolo, di stile lombardo-bizantino
  • Porta di accesso al borgo
  • torri e mura inglobate alle abitazioni
  • Piazza San Nicola - ove sorgeva l’omonima chiesa risalente al secolo XI, rimane solo una finestra e parte del campanile, piazzale panoramico su tutta la valle

Altro da visitare fuori dal centro storico

  • Chiesa San Sebastiano e San Rocco - XII-XIII secolo, affreschi del ‘500
  • Chiesa Madonna di Mezzo Monte - affreschi del ‘600, verso la campagna, la strada attraversa il portico
  • Chiesa Santa Maria Maddalena - lebbrosario, con incisa la data del 1601, muro e arco a sesto acuto, situata in campagna tra le vigne
  • Lago Volubro Suso - una dolina carsica, in quota, più in alto del paese, con area attrezzata

            Brevi cenni di storia
Sul luogo sono stati fatti ritrovamenti riferibili a costruzioni di epoca romana e preromana. Si narra che, attorno al 455 d.C., gli abitanti di Anagni, per sfuggire ai Vandali di Genserico, si rifugiarono sulle retrostanti alture dove diedero inizio all’attuale nucleo. Il primo documento in cui si cita il Castrum Acuti è del 1051.
Nel corso dei secoli appartenne alternativamente a signori locali ed ai vescovi di Anagni. Il rapporto con la città papalina fu sempre controverso. Anagni considerò il piccolo centro montano sempre una sua dipendenza tanto che nel 1478 gli abitanti di Acuto ricevettero la cittadinanza anagnina. Acuto ripetutamente rivendicò la propria autonomia, non sempre con successo; tante furono le lotte per la definizione dei confini e per i diritti di pascolo.
Appartenne allo Stato della Chiesa e come tutti gli altri comuni pontifici passò al Regno d’Italia nel 1870.

Corso Vittorio Emanuele

palazzo del centro dell'antico borgo

antiche fortificazioni inglobate in civili abitazioni

            Qualche notizia
Molti considerano la Collegiata di Santa Maria Assunta la più bella chiesa settecentesca di tutto il Lazio. Ampia ed illuminata, elegante nelle sue decorazioni in stucco, offre un notevole colpo d’occhio a coloro che la visitano.
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Tra le manifestazioni estive acutine lodevole è “La trita”, in ricordo di quando la mietitura e la trebbiatura del grano avvenivano con l’uso degli antichi attrezzi contadini e la forza e l’addestramento degli animali.
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La Congregazione delle Suore adoratrici del Sangue di Cristo venne fondata ad Acuto. Ciò avvenne nel 1834 per volontà della religiosa Maria De Mattias (1805-1866) che seguì l’esempio del sacerdote (oggi santo) Gaspare del Bufalo (1786-1836) fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Maria De Mattias nacque a Vallecorsa e fu proclamata santa da Papa Giovanni Paolo II nel 2003.

 

ALATRI
altezza m. 502
abitanti 28.500 circa

            Come arrivare
Si esce al casello di Ferentino e si imbocca la superstrada Ferentino-Sora; si prende l’uscita con l’indicazione Alatri/Fiuggi. Sull’incrocio successivo, voltando a sinistra, ci si immette sulla Strada Regionale 155 di Fiuggi (che proviene da Frosinone da dove inizia 3 km prima). Dopo circa 5,8 km, sulla sinistra, si incontra il bivio per Alatri che appare alta, di fronte, sul colle. Da qui si prosegue per altri 2,8 km e si arriva in centro.

            Presentazione
Piazza Santa Maria Maggiore rappresenta il centro vitale cittadino con importanti, eleganti ed antichi edifici che vi si affacciano, tra cui la Chiesa Santa Maria Maggiore ed il Palazzo Comunale, e con al centro la monumentale Fontana Pia.

Ma sicuramente la prima immagine che colpisce di questa cittadina, quando si arriva dalla Strada Statale 155 proveniente da Frosinone, è l’imponente acropoli con le maestose mura megalitiche incredibilmente rimaste intatte al trascorrere dei millenni; ed a visitarle da vicino si rimane stupiti dall’incastro perfetto di enormi blocchi di pietra di forma irregolare. Così come la Porta Maggiore sormontata da un grosso masso lungo circa quattro metri.
Ma Alatri è anche tanto altro: i palazzi, le chiese la cinta muraria esterna con le belle porte, ma soprattutto è l’atmosfera medioevale che si respira percorrendo i suoi antichi vicoli.

            Elenco dei monumenti

        Acropoli, detta Civita:

  • Mura Poligonali - opinioni diverse hanno gli storici sulla data della loro costruzione, le più verosimili variano tra il V e III secolo a.C.

  • Porta Maggiore - è alta m. 4,5 e larga m. 2,68; ha come architrave un enorme monolite lungo quattro metri

  • Porta Minore o Porta dei Falli - alta m. 2,12, larga m. 1,16
  • Basilica San Paolo - realizzata sui resti di un tempio pagano dedicato a Saturno, le prime notizie risalgono al 930. Venne ristrutturata radicalmente nel XVIII secolo; la facciata e il campanile furono realizzati tra il 1790 e il 1808 sul modello delle basiliche maggiori romane, l’attico e il timpano vennero aggiunti nel 1884. All’interno un pulpito cosmatesco del 1222

  • Vescovado - attiguo alla basilica, ristrutturato nel XVIII secolo

        Centro storico:

  • Chiesa Santa Maria Maggiore - fu costruita nel V secolo sulle rovine di un tempio pagano. Ristrutturata nel XIII secolo, con l’aggiunta del campanile, assunse le forme romanico-gotiche che oggi si ammirano. Sulla facciata un imponente rosone del XIV secolo. All’interno il fonte battesimale (sorretto da tre telamoni) e il gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli sono del XIII secolo. Si osservano inoltre: un trittico del Redentore (seconda metà del ‘400), un dipinto della Vergine con Bambino e San Salvatore (prima metà del ‘400) e, nella cappella in fondo alla navata sinistra, un affresco del ‘200 della Madonna della Libera

  • Chiesa San Francesco - costruita tra il XIII e XIV secolo, in stile gotico, interno ristrutturato in forme barocche, conserva mantello del XIII secolo la tradizione dice appartenente a San Francesco d’Assisi, attiguo è l’ex convento oggi detto “Il Chiostro”
  • Chiesa San Silvestro - a cavallo dell’anno Mille, rimaneggiata più volte, cripta del IX secolo
  • Chiesa degli Scolopi - costruita dal 1734 al 1745, oggi chiusa al culto, ospita eventi

  • Palazzo Comunale - originario XII secolo, ristrutturato tra il 1863 e il 1870 in stile neoclassico
  • Palazzo Gottifredo con Museo Civico - della metà del XIII secolo, residenza del cardinale
  • Palazzo Conti-Gentili con Meridiana - originario del XIII secolo di cui oggi rimane solo il portale d’ingresso, ristrutturato nel ‘500 e nel ‘700 - targa a memoria della nobildonna Innocenza Conti Gentili del 1921 per il bicentenario della morte

  • Palazzo Grappelli o Patrassi - del XIII secolo, con torre
  • Palazzo Molella - contiene la Biblioteca Molella
  • Palazzo Amore e Stampa - del XIII secolo, ristrutturato nel 1885
  • Cinta muraria esterna lunga quasi due chilometri
  • Porta San Francesco

  • Porta San Benedetto - con Torrione Brocchetti

  • Porta San Nicola
  • Porta Portati
  • Fontana Pia - del 1870, in Piazza Maggiore
  • Fontana Antonini - del 1869, vicino Chiesa San Francesco
  • Fontana Porta San Pietro - del 1866

Altro da visitare fuori dal centro storico

  • Monastero San Sebastiano - originario del V secolo, vi soggiornò San Benedetto nel 528
  • Grancia di Tecchiena - azienda agricola monastica, l’area fu acquisita nel 1395 dai Certosini di Trisulti che fondarono il monastero/azienda
  • Convento dei Padri Cappuccini

            Brevi cenni di storia
Città antichissima, fu degli Ernici. E già negli anni 380 e 362 a.C. questa popolazione venne in guerra contro Roma. Al contrario fu alleata di Roma nel 306 a.C. contribuendo in maniera decisa nella sconfitta dei Volsci e degli Ernici. Nel 90 a.C. ottenne la cittadinanza romana.
Nel periodo delle invasioni barbariche, nel 543, venne assediata e distrutta dall’esercito di Totila.
Nel 544 fu inserita nel Ducato Romano.
Nel 1173 divenne Comune autonomo.
Nel 1186 resistette all’esercito dell’imperatore svevo Enrico VI.
Nel corso del XIII secolo il comune allargò i propri territori occupando Collepardo e Trivigliano. All’inizio del ‘300 fu presa anche Vico nel Lazio e la stessa Frosinone ne subì l’egemonia. Durante la Cattività Avignonese (1309-1377) si ebbe un decadimento che permise l’occupazione da parte di Francesco de Ceccano (che durò circa trent’anni) e costrinse alla rinuncia dei castelli occupati quali Trivigliano e Torre Cajetani.
Dopo alterne vicende e vari personaggi che si alternarono alla guida della città, dal ‘400 Alatri spesso appartenne direttamente dal governo centrale di Roma.

Chiesa Santa Maria Maggiore


caratteristica facciata medioevale

            Qualche notizia
Dopo Frosinone e Cassino è la più popolosa cittadina della provincia.
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Alatri visse un periodo fortunato al tempo del Cardinale Gottifredo di Raynaldo che venne eletto Podestà nel 1286; in quel tempo si ebbe un notevole sviluppo economico che favorì la costruzione di importanti edifici civili e religiosi arrivati fino ai nostri giorni.
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La nobile famiglia Grappelli (tra le più importanti ad Alatri, nonché proprietaria dell’omonimo palazzo) ebbe tra i suoi membri un musicista che nel corso della sua carriera acquisì fama mondiale: Stefano Grappelli, nato a Parigi (dove suo padre si era trasferito) nel 1908 e morto, nella stessa città, nel 1997. Tale fu il rapporto con la capitale transalpina che il padre gli fece concedere la cittadinanza francese e gli mutò il nome in Stéphane. Violinista, pianista, compositore, la sua vita fu un progredire di successi ed acclamazioni. Collaborò con i più grandi nomi a livello internazionale ed innumerevoli furono i suoi concerti di jazz nel mondo. Tornò ad Alatri, a ricercare le sue origini, ad età avanzata.
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In Piazza Santa Maria Maggiore, centro cittadino, in epoca romana era situato il Foro.
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Anche Alatri si trovò sul percorso della ferrovia che partendo da Roma e passando per Fiuggi raggiungeva Frosinone. Il tratto alatrino fu attivo dal 1917 al 1978.
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“Il Natale di Alatri” è una leggenda che ogni anno si festeggia il 21 giugno. Questa leggenda narra che Alatri sorse sul luogo tracciato dal primo raggio di sole all’alba del giorno del solstizio d’estate. E ogni anno, all’alba di tale data, chi vuole festeggiare sale sull’Acropoli e assiste al primo raggio di sole che illumina per intero il possente muro orientale.
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Come sopra descritto, la Porta Maggiore ha come architrave un enorme masso il cui peso è stimato in circa 27 tonnellate. Ebbene, in tutta Europa, solo a Micene vi è un architrave con dimensioni maggiori: è sulla Porta dei Leoni, risalente addirittura al 1300 a.C. Era l’ingresso principale della città e il nome era dato dalle decorazioni poste sulla parte superiore e visibili ancora oggi.

 

ALVITO
altezza m. 475
abitanti 2600 circa

            Come arrivare
Percorrendo la superstrada Cassino-Sora, all’altezza del km 56, si prende l’uscita con l’indicazione Alvito e si segue la segnaletica locale.

            Presentazione
Il paese si presenta poco sollevato dalla sottostante ampia Valle di Comino e dalla pianura si possono ammirare i bei palazzi signorili (‘600-‘800) affacciarsi sui due corsi principali, Corso Gallio e Corso Castrucci. Sul pendio del colle, più in alto, si osserva la frazione Peschio; ancora più in alto, sulla cima del colle (Monte Albeto), la frazione Castello che con la sua antica fortezza, ancora quasi integra in molte sue parti (specialmente esterne) domina il circostante territorio.
Il centro del paese è accentrato prevalentemente su Corso Gallio

con l’ampio e panoramico belvedere sulla verdissima vallata del Comino e con l’antico Palazzo Ducale, oggi sede degli uffici comunali. Ed inoltre con i prospicenti Palazzi Sipari e Graziani che chiudono l’elegante corso in prossimità della Porta Iacobelli.

            Elenco dei monumenti

  • Palazzo Ducale - detto anche Palazzo Gallio, edificato dal 1596 al 1633 su iniziativa del Cardinale Tolomeo Gallio; anticipato da un porticato (1688) chiamato “Le Logge”. Nell’atrio vi sono, di epoca romana, un cippo funerario e due statue acefale di persona con toga e di leone.    Tra le sale si ricordano quelle del Consiglio (antica Galleria, riccamente decorata con opere che vanno dal ‘500 al ‘700), del Teatrino di Corte (ex Sala del Trono) e la Camera del Duca

  • Palazzo Sipari - eretto nel 1858 in occasione del matrimonio tra Carmelo Sipari, che fu sindaco sia di Alvito che di Pescasseroli, e la marchesa di Torano Cristina Cappelli; nel piano più in alto vi erano i saloni da ballo

  • Palazzo Graziani - eretto nel 1841, prospiciente il Palazzo Graziani chiude Corso Gallio

  • Palazzo Castrucci - XVI-XVII secolo, la facciata attuale è ottocentesca
  • Palazzo Lepore - di fine ‘800, con ambiente sopraelevato su via Castrucci
  • altri palazzi nobiliari col nome delle famiglie di appartenenza:Rosati, Santoro, Ferrante, Masetti, Elvino/Panicali, Zeppa, Monaco
  • Chiesa San Simeone - Parrocchia della parte bassa dell’abitato, costruita ad unica navata nel ‘500, nel ‘700 venne restaurata in stile barocco, negli anni ’30 del ‘900 venne realizzata la cupola, il campanile era una delle torri della cinta muraria medioevale. All’interno: tele di scuola napoletana del XVIII secolo, soffitto ligneo del 1721, pala dell’altare maggiore del XV-XVI secolo, coro per 12 canonici del 1760, pulpito dell’800 con sottostante confessionale

  • Chiesa Nuova San Giovanni Battista - Parrocchia della parte alta, riedificata nel 1929-30
  • Chiesa della Nunziata o del Crocifisso - XVI secolo

  • Chiesa Santa Teresa - XVII secolo, a pianta ottagonale, adiacente monastero delle Teresiane

  • Chiesa San Giovanni Evangelista - nel 1078 già esisteva, rifatta nel 1682
  • Chiesa Santa Maria in Porta Coeli - prima metà del XVII secolo
  • Arco Gallio oppure Porta Iacobelli - del 1666

  • Porta Vado Grande - detta anche Porta del Mercato Vecchio

Altro da visitare fuori dal centro storico

          Frazione Castello:

  • Castello Cantelmo - edificato verso la fine dell’XI secolo, distrutto dal terremoto del 1349, ricostruito da Rostaino Cantelmo già a partire dall’anno successivo

  • Chiesa Santa Maria Assunta - prima costruzione XI secolo, l’attuale è del 1800
  • Chiesa Santa Maria in Porta Coeli - costruita dopo il 1632 su preesistente edificio
  • Porta del Lago

          Frazione Peschio:

  • Chiesa Santissima Trinità - del XII secolo, coeva all’abitato, sulla vecchia via per il castello
  • Palazzo Panicali - del ‘600, portone bugnato a punta di diamante unico nella Valle di Comino

          altro

  • ex Chiesa ed ex Convento San Nicola - del 1516, ristrutturato ed ampliato nel 1720
  • resti mura di cinta - scendono su entrambi i lati dal castello ai sottostanti centri abitati di Peschio e Alvito centro
  • Fossa Maiura - dolina carsica

            Brevi cenni di storia
Nel territorio di Alvito esisteva la cella benedettina di Civita di Sant’Urbano. Le invasioni dei Saraceni sul finire del IX secolo la devastarono dando inizio ad un veloce decadimento e segnandone inesorabilmente le sorti.
Alvito nacque come conseguenza; cresceva infatti sull’intera regione la necessità di erigere centri fortificati capaci di difendere i signori feudali e le popolazioni locali da attacchi di bande dedite alle depredazioni e alle devastazioni dei territori indifesi. La nascita del paese è documentata nell’anno 1096. Il luogo, ai piedi del Monte Albeto (Mons Albetum), diede origine al suo nome.
Nel corso del XIII secolo il castello fu governato dai De Aquino; in seguito, sul finire del XIV, dai Cantelmo. E fu in quel periodo che Alvito divenne Contea; la prima testimonianza di ciò risale al 1404 quando in un documento si legge di Giacomo Cantelmo, Conte di Alvito e di Popoli.
Dal 1507 al 1515 la contea appartenne al condottiero Pietro Navarro; nello stesso anno passò direttamente al Viceré di Napoli Raimondo Folch de Cardona e rimase alla sua famiglia (che mal governò sul territorio) fino al 1592 quando fu acquistata da Matteo di Capua che, tuttavia, la mantenne per brevissimo periodo.
Infatti dal 1595, per volere del Cardinale Tolomeo Gallio, passò all’omonima famiglia. Il governo della famiglia Gallio, originaria di Cernobbio, durò incessantemente fino al 1795. Nel 1606 la Contea acquisì il titolo di Ducato. In questo lungo periodo al ducato appartenne gran parte del territorio della Valle di Comino con quasi tutti i paesi (Vicalvi, San Donato, Settefrati, Picinisco, Atina, Gallinaro, Posta e Campoli). Dal 1614 i Gallio iniziarono ad amministrare il possedimento dal Ducato di Como, loro terra d’origine. Sicuramente il borgo, sotto il governo della famiglia lombarda, attraversò un periodo di evoluzione e di sviluppo che ebbe riflessi positivi in ambito economico, culturale ed architettonico.

il centro

            Qualche notizia
La famiglia Sipari caratterizzò la vita cittadina di questo borgo nel corso dell’Ottocento. Proveniente dalla non lontana Pescasseroli, durante questo secolo fu proprietaria del gregge transumante più numeroso dell’intero Regno di Napoli con oltre 15.000 ovini. Dei membri della famiglia diversi occuparono cariche di prestigio, anche a livello nazionale. Tra questi si ricorda Erminio Sipari (nato ad Alvito il 1860) che fu il primo presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo (ufficialmente istituito l’11 gennaio 1923 ma già costituito il 25 novembre 1921 con direttivo provvisorio). Il Sipari, precursore dei tempi, fu un fervido sostenitore della difesa e della tutela dell’ambiente e in tal senso si adoperò per lo sviluppo del Parco, secondo in Italia, per istituzione, solo al Parco Nazionale del Gran Paradiso.
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Ad Alvito è viva la tradizione del torrone. Già nel Settecento si produceva un torrone morbido con una pasta di mandorle, candidi e glassa bianca. Nel Novecento i prodotti si sono moltiplicati e si è passati soprattutto al torroncino. Tuttavia la base di pasta di mandorle con zucchero ed acqua è rimasta; le varianti si presentano al latte, al caffè, alla nocciola oppure ricoperte da cioccolato fondente.
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La Parrocchia San Giovanni Battista, riedificata nel 1929-30, fu la prima costruzione in cemento armato di Alvito.
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Nell’800, il Palazzo Ducale, a seguito della Restaurazione, rimase ad un erede della famiglia Gallio: Carlo Pignatelli, Duca di Montecalvo. Nel 1839 gli venne espropriato e messo all’asta presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Fu così che ventuno generosi alvitani acquistarono il palazzo, al prezzo di 6402 ducati, e lo donarono alla comunità. In esso vennero istituite le sedi dell’amministrazione civile e giudiziaria. Lungo lo scalone che conduce ai piani superiori, una epigrafe ricorda tale evento.